Venerdì 14 agosto ha avuto inizio l’ultima fase dei lavori di messa in sicurezza e recupero del ricovero Austro-ungarico, risalente al primo conflitto mondiale, scoperto pochi anni fa, in straordinarie condizioni di conservazione, dai tecnici del Museo della Guerra Bianca di Temù.
Situato poco sotto la cima del monte Scorluzzo (presso il Passo dello Stelvio), a oltre 3.000 metri di quota, dopo l’abbandono alla fine della guerra il ricovero venne in breve tempo invaso dal ghiaccio. Ciò ha permesso la conservazione del manufatto e di oltre trecento reperti che aprono uno spiraglio di grande vividezza sulle reali condizioni di vita dei soldati nelle difficilissime condizioni di vita della Guerra Bianca.
L’enorme valore storico e l’impossibilità di conservazione sul posto hanno spinto Il Parco Nazionale dello Stelvio e il Museo della Guerra Bianca di Temù a effettuare il recupero del reperto per una sua prossima esposizione.
L’intervento, in corso ormai da tre anni in condizioni operative di notevole difficoltà, si concluderà nelle prossime settimane.
Dopo interventi di stabilizzazione dei materiali per permetterne la conservazione nel tempo, la capanna verrà ricostruita in un museo che verrà realizzato entro il 2022 nel centro di Bormio, nell’edificio dell’ex caserma Pedranzini di Via Roma.
Il recupero di monte Scorluzzo e la futura esposizione sono resi possibili da finanziamenti di Regione Lombardia e da finanziamenti dello Stato e dell’Unione Europea in attuazione della strategia nazionale delle Aree Interne.
Nell’occasione, è stata organizzata una visita a inviti alla capanna dello Scorluzzo.
A testimoniare di quanto Regione Lombardia creda nel valore di quest’intervento di conservazione della memoria e del suo grandissimo potenziale di strumento culturale e di promozione, malgrado la giornata fredda e piovosa anche l’assessore alla Montagna Massimo Sertori.
Con lui, oltre ad Alessandro Nardo, direttore del Parco dello Stelvio, erano presenti, in rappresentanza dei quattro comuni sociali, i sindaci di Valfurva, Angelo Caciotto, e di Valdidentro, Massimiliano Trabucchi, e oltre cinquanta persone che hanno voluto raggiungere la cima dello Scorluzzo per “celebrare”, il momento del recupero definitivo di questo reperto unico dal luogo che l’ha conservato per oltre cent’anni per divenire, a breve, patrimonio dell’intera comunità.
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