Progetto picidi

Ambito: Fauna/Avifauna
Durata: in corso
Area di interesse: Trentino
Enti partner: MUSE – Museo delle Scienze di Trento, Università degli Studi di Milano, Provincia Autonoma di Trento

I picidi sono una famiglia di uccelli che comprende oltre 200 specie. Gli individui appartenenti a questo gruppo presentano la peculiarità di martellare con il becco il tronco degli alberi sia per alimentarsi che per creare siti di nidificazione.
I picidi ricoprono diversi ruoli ecosistemici: contribuiscono ai processi di decomposizione del legno, velocizzando per esempio la frantumazione della necromassa, alla dispersione dei funghi, alla regolazione delle densità delle popolazioni di insetti dannosi che potrebbero causare epidemie. Il ruolo chiave che questi uccelli ricoprono all’interno dell’ecosistema è, però, quello di essere “ingegneri forestali”. Le loro cavità-nido sono infatti utilizzate da una grande varietà di specie animali, sia per la riproduzione sia per il ricovero e per altre funzioni.
I picchi quindi favoriscono la biodiversità soprattutto in zone dominate dalle conifere che risultano prive di cavità prettamente naturali riconducibili alla semplice senilità degli elementi arborei.
La conservazione degli alberi con cavità-nido scavate dai picchi e la conservazione della necromassa sono fondamentali per garantire molti processi ecologici all’interno della foresta. Favoriscono infatti da un lato il mantenimento di livelli di fertilità accettabili, dall’altro l’esistenza di ricche comunità animali.
In passato era consuetudine considerare gli alberi con cavità, piante da eliminare nell’ambito dell’ordinaria gestione forestale; spesso venivano assegnate a uso legna da ardere, talvolta utilizzate involontariamente all’interno dei lotti destinati al legname da opera.
Scopo del progetto a cui collabora il Parco Nazionale dello Stelvio è quello di descrivere gli effetti di un’azione di conservazione concreta degli alberi dotati di cavità attuata nei boschi tra il 2007 e il 2011, analizzando le cause (antropiche o naturali) di perdita di alberi con le cavità e gli effetti positivi.
Con il coordinamento del Servizio Foreste e fauna della Provincia autonoma di Trento, la conservazione ha riguardato inizialmente l’intero territorio provinciale per poi interessare contesti territoriali più ristretti (Rete di Riserve Alta Val di Cembra, Parco Naturale Locale del M. Baldo, Parco Nazionale dello Stelvio) nell’ambito di azioni di conservazione promosse dal Servizio Aree protette e Sviluppo sostenibile e dal MUSE.

I punti salienti dell’azione di conservazione sono:
1) sensibilizzazione del personale forestale a tutti i livelli sull’importanza ecologica degli alberi dotati di cavità, sulla loro distribuzione e sulla loro individuazione;
2) promozione, come buona pratica, della marcatura, tramite “P” di colore rosso, al fine di proteggere l’albero con cavità;
3) realizzazione di un archivio georeferenziato di tutti gli alberi marcati, con la raccolta di numerose variabili fisiche degli alberi e del contenuto biologico delle cavità.
4) valutazione degli effetti dei cambiamenti climatici sulla distribuzione e demografia in specifiche specie utili come bioindicatori. Si definiscono bioindicatori le specie che, a causa della loro ecologia e particolare sensibilità alle mutazioni della composizione e della struttura del loro habitat, sono utilizzate per la valutazione delle modificazioni ambientali. Nello studio ci si è concentrati in particolare sul picchio cenerino (Picus canus), picchio nero (Dryocopus martius) e picchio rosso maggiore (Dendrocopos major).
In aree specifiche (boschi di abete in Val di Tovel, faggete private nei comuni di Cles, Ton e Trento, alcuni settori del Trentino orientale per valutare anche l’impatto della tempesta Vaia – 2018) sono stati avviati, e sono tuttora in corso, monitoraggi faunistici periodici anche al fine di dettagliare la “storia” degli alberi dotati di cavità e documentare soprattutto le cause di perdita, naturali o antropiche, prima e dopo l’azione di marcatura degli alberi.
Nel 2019, in particolare, si è iniziato a studiare l’ecologia delle comunità animali associate alle cavità dei picidi per indagare la biodiversità forestale. Gli obiettivi del progetto sono stati: la descrizione di tali comunità e l’analisi delle interazioni che esistono tra le specie in termini di occupazione della cavità. Nel corso del progetto sono stati inizialmente individuati e marcati 144 alberi, soprattutto larici ed abeti rossi, in aree di studio in Val di Rabbi e Val di Peio. Tra aprile ed agosto sono state poi ispezionate circa 665 cavità.
L’obiettivo della ricerca è stato quello di descrivere le comunità animali associate alle cavità dei picidi. Sono stati raccolti dati sia sui primary excavators, cioè gli animali che hanno prodotto la cavità, sia sulle specie che l’hanno riutilizzata, i secondary cavity users. In particolare si è indagato il loro stato di occupazione (riproduzione, rifugio o occupazione temporanea) e, se possibile, la fecondità. In alcuni casi si è dedotto la presenza di una specie da caratteri distintivi, per esempio, le cavità murate denotano la presenza del picchio muratore, in altri casi si è potuto svolgere delle osservazioni dirette utilizzando una microcamera.
Sono state individuate otto specie diverse occupanti le cavità. Tra queste, il più diffuso è il picchio rosso maggiore e la civetta capogrosso, seguiti da cincia dal ciuffo, cincia bigia, civetta nana, picchio muratore, picchio cenerino. Sono stati osservati anche mammiferi: ghiro, quercino e scoiattolo rosso.

 

Condividi :